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Le fratture metacarpali e le fratture delle falangi:indicazioni al gesso o all'intervento chirurgico

 


FRATTURA DELLE DITA

1° La frattura del primo metacarpo.   (frattura di bennett)
Essa e' particolare per la sua sede alla base dell'osso; essa succede ad un trauma indiretto: caduta sulla mano aperta, o trauma sul bordo radiale  del pugno: il ferito avverte un forte dolore, presenta un'impotenza funzionale del pollice, esiste un punto doloroso abbastanza preciso alla palpazione ed un gonfiore grave del pollice che maschera abitualmente la deformazione.
L'esame radiografico conferma la diagnosi mostrando la rima di frattura obliqua alla base del primo metacarpo, e lo spostamento del frammento diafisario infe riore.
L'evoluzione favorevole avviene con la consolidazione ossea che richiede circa 5 settimane.
Non sono rare sequele: in particolare artrosi della articolazione trapezio-metacarpa le, con dolore nei movimenti di abduzione e d'opposizione del pollice.

Le indicazioni terapeutiche per la frattura di bennett dipendono dall'ortopedico che valuta il paziente e il grado di lussazione che si associa a questo tipo di frattura.La riduzione manuale e il confezionamento di una struttura rigida di immobilizzazione puo' essere positiva e garantire un corretto alineamento dei monconi ossei e permettere una buona guarigione.

Se cio' non bastasse e dopo un primo tentativo con un gesso la frattura non fosse correttamente riallineata l'ortopedico potrebbe optare l'alternativa al gesso con un intervento chirurgico.

Il tipo di anestesia e' generalmente la  plessica(si addormenta solo il braccio) e l'intervento consiste in una riduzione della frattura con vite di herbert,fili di k o placca e vite.Segue per 5 settimane una immobilizzazione con il primo dito incluso

2° La frattura degli altri metacarpali.

Essa si trova in genere al terzo medio della diafisi; è una frattura dell'adulto che succede ad un trauma diretto (frattura dei pugili). Il soggetto avverte un forte dolore e presenta un'impotenza funzionale; esiste una deformazione spesso evi dente del dito, un acuto dolore alla palpazione. È inutile provocare una mobilità dolorosa dei frammenti. L'esame radiografico conferma la diagnosi mostrando la rima di frattura e lo spostamento dei frammenti.
Levoluzione favorevole della frattura di un osso  metacarpale necessita di un tratta mento corretto; la consolidazione richiede 3-4 settimane. Non sono rare compli cazioni e sequele che aggravano la prognosi funzionale: pseudoartrosi, callo anoma lo; rigidità articolare che necessita di una lunga rieducazione. Il trattamento può essere ortopedico, con semplice immobilizzazione gessata se non esiste spostamento o con trazione continua in flessione su stecca. È a volte chirurgico: inchiodamento transcutaneo che mantiene a posto i frammenti.

3° Le fratture delle due prime falangi.
Colpiscono più spesso l'indice e l'anulare e sono sovente complesse; in seguito ad un trauma, il ferito che avverte un forte dolore presenta un'impotenza funzionale variabile. Esiste una deformazione, un gonfiore del dito e un dolore localizzato alla palpazione. È inutile provocare una mobiltà dolorosa dei frammenti. L'esame radiografico conferma la diagnosi mostrando la rima di frattura (diafisaria o epifisa-ria) e lo spostamento eventuale dei frammenti. L'evoluzione favorevole di queste fratture necessita di un trattamento corretto che ristabilisca il più esattamente possibile l'asse della falange e la sua lunghezza. La consolidazione richiede 3-4 settimane.
Non sono rare complicazioni e sequele, in particolare rigidità articolare, che necessita di una lunga rieducazione.
Il trattamento è abitualmente ortopedico: semplice immobilizzazione, su stecca curva, del dito in posizione funzionale quando lo spostamento non è grave; altrimenti una trazione continua su stecca curva a mezzo di un filo metallico passato nel polpastrello del dito.(intervento chirurgico)

4° Frattura della falangetta.

Essa è conseguenza di uno schiacciamento del dito e s'accompagna spesso ad un ematoma sotto-ungueale suscettibile di infezione, ciò che giustifica il trattamento chirurgico: pulizia del focolaio di frattura e immobilizzazione su stecca. A volte esiste uno strappamento dell'inserzione del tendine estensore del dito sulla falanget ta(frattura di segond): l'immobilizzazione del dito in iperestensione della terza falange può bastare; la sutura chirurgica è a volte necessaria.

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