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FRATTURA CALCAGNO


Le fratture del calcagno, frequenti nell'adulto, sono particolarmente temibili per le loro sequele

funzionali gravi e prolungate.
Le fratture «talamiche» sono le più frequenti; il talamo è la superficie articolare posteriore situata sulla faccia superiore del calcagno che si articola con l'astragalo (articolazione astragalo-calcaneare o sotto-astragalica).1° Clinica.


Il ferito, in seguito ad un trauma, generalmente per caduta sui talloni da un luogo elevato (operai di edifici) o ad una spinta dal basso in alto sente un forte dolore e presenta un'impotenza funzionale marcata.
L'esame clinico permette la diagnosi per comparsa di:
— un edema sotto i malleoli, doloroso alla pressione;
— un abbassamento della volta plantare;
— una deviazione in valgo del tallone;
— una ecchimosi sotto-malleolare e sotto la pianta del piede, che compare precocemente ed è molto caratteristica, centrale e rotonda;
— i movimenti dell'articolazione tibiotarsica (flesso-estensione del piede) sono conservati, ma quelli dell'articolazione sotto-astragalica (valgismo e varismo del piede) sono impossibili e la loro ricerca dolorosa.
L'esame deve ricercare sistematicamente lesioni associate, in particolare del rachide, degli arti inferiori e del calcagno opposto.    
L'esame radiografico è indispensabile; le lastre di profilo e in incidenza assiale confermano la diagnosi mostrando la rima di frattura, il numero e lo spostamento eventuale dei frammenti: si parla di affondamento del talamo, verticale o orizzontale (fig. 60).


2° Evoluzione.
Anche nei casi favorevoli, l'evoluzione è sempre lunga; essa avviene con la consolidazione ossea in due mesi almeno, il cammino con appoggio si concede dopo il terzo mese.

Sequele e complicazioni sono frequenti

.• Osteo-articolari:

— rigidità dolorosa della articolazione sottoastragalica e del piede;
— callo anomalo: piede piatto valgo doloroso che comporta un handicap funzionale considerevole rendendo il cammino su terreno ineguale molto penoso.
— artrosi sottoastragalica post-traumatica, dolorosa;
— infine anche l'artrosi chirurgica, per ottenere un piede limitato nei suoi movimenti, e indolente.
• Trofiche:
— edema duro con cianosi del tallone e del piede, molto frequenti;
— rischio di necrosi cutanea, che espone ad una osteite calcaneare interminabile.

3° Il trattamento.
Molto complesso, esso mira alla ricostruzione del calcagno per salvaguardare l'articolazione sotto-astragalica. Schematicamente:
— nelle fratture semplici senza affondamento: stivaletto gessato con «tallone libero» o mobilizzazione precoce. La marcia sarà ripresa abbastanza presto ma senza appoggio, che sarà autorizzato dopo tre mesi.
— In caso di spostamento:
— riduzione ortopedica per trazione con l'aiuto di filo e staffa metallica, seguita da immobilizzazione con gesso dopo controllo radiologico della riduzione;
— (raramente osteosintesi).
In tutti i casi, bisogna insistere sull'importanza della rieducazione dolce, progressiva ed assidua, che comporta:
— massaggi circolatori contro l'edema e l'infiltrazione dei tegumenti;
— una mobilizzazione passiva ed attiva dell'articolazione sotto-astragalica.

STIVALETTO GESSATO PER FRATTURA CALCAGNO

Il materiale occorrente per l'esecuzione del gesso  a stivaletto é:

1) maglina tubulare sintetica da 7 cm

2)cotone tipo soffban plus da 15 cm

3) benda in fiberglass tipo schotchast o similare da 10 cm

Il paziente deve assumere la posizione sdraiata sul lettino  tenendo la gamba sollevata dal lettino aiutato da un reggipoplite.

Per prima cosa si applica la maglina tubulare che deve essere sufficientemente lunga da coprire il piede fino al ginocchio a cui segue l'applicazione del cotone che va applicato con movimenti circolari tirandolo leggermente con un minimo di tensione.

A questo punto si invita il paziente a tenere il piede oltre i 90° perche' una buona guarigione si ottiene mantenendo il piede piu' talamizzato possibile.

Si procede con l'applicazione del gesso sintetico in resina fiberglass.

Si aiuta il paziente a mantenere la posizione fino ad indurimento del gesso.Non bisogna camminare appoggiando il piede ingessato ed e' consigliato il mantenimento dell'arto in scarico limitando gli edemi.

La deambulazione fuori carico con l'ausilio di due stampelle e la terapia antitrtombotica con eparina sodica fino a ripresa totale del carico.

 

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