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FRATTURE DELLE DUE OSSA DELLA GAMBA

1° Clinica.

In seguito ad un trauma variabile:


— diretto, incidente della strada (paraurti)
— o indiretto: meccanico di torsione (sci) o di flessione; il ferito risente di un forte dolore alla gamba, avverte uno scroscio e non può alzarsi; l'impotenza funzionale è assoluta.
L'esame clinico del ferito, svestito con precauzione, mostra una deformazione evidente:
— angolazione dei frammenti in curvatura e convessità anteroesterna;
— rotazione esterna del frammento inferiore, il piede che riposa sul suo bordo esterno;
— accorciamento della gamba;
— un gonfiore appare rapidamente con delle ecchimosi e delle flittene;
— una lieve palpazione ritrova dei movimenti dolorosi localizzati.

Non bisogna ricercare dei movimenti anormali.
È fondamentale ricercare delle complicaze immediate:
— lesioni cutanee: contusione, ecchimosi, flittene, minaccia d'esposizione del frammento superiore;
— lesione muscolare;
— lesioni nervose e vascolari;
— lesioni articolari sopra e sottostanti.

L'esame radiografico è indispensabile, dopo aver immobilizzato provvisoriamente la frattura; le radiografie di prospetto e di profilo, che mostrano le articolazioni sopra e sottostanti, precisano il tipo di frattura (fig. 57).
— Sia la frattura trasversale, la cui rima nella parte media della tibia è spesso irregolare e dentellata e la rima peroniera è alla stessa altezza.
— Sia la frattura spiroide o obliqua a lunga rima: la rima tibiale è lunga e i due segmenti disegnano una punta acuta; la rima peroniera è in sede più alta di quella tibiale.
Lo spostamento, complesso, è tuttavia generalmente modesto e spiega la deformazione.
— Ovvero frattura comminuta con dei numerosi frammenti.
Queste radiografie permettono di prevedere se la frattura, dopo riduzione, sarà stabile o instabile.

2° Evoluzione.
L'evoluzione favorevole di una frattura chiusa avviene con il consolidamento in  3-4 mesi.
Una rieducazione attiva muscolare e articolare deve limitare l'atrofia muscolare e la rigidità articolare.
Le complicazioni sono tuttavia relativamente frequenti:

Complicazioni secondarie:

— spostamento secondario della frattura che deve essere visto con delle radiografie al decimo e al ventesimo giorno;
— necrosi cutanea secondaria;
— scompenso di una malattia cronica (diabete, gotta, etilismo cronico)

— soprattutto flebiti, talvolta non riconoscibili sotto il gesso, temibili per le loro sequele venose e per il loro rischio di embolia polmonare. Ogni gonfiore del piede e delle dita deve essere segnalato dall'infermiere;
— ulcere da decubito (escare, infezione polmonare e urinaria ecc.).
• Complicazioni tardive, che determinano la gravità di queste fratture:
— ritardi di consolidazione;
— pseudoartrosi, frequenti, gravi a livello funzionali;
— calli viziosamente consolidati con angolazione o con spostamento (raro ma grave per la sua invalidità);
— disturbi trofici tardivi molto frequenti: pigmentazione ocra della cute sottile, fragile, edema duro, doloroso, atrofia, osteoporosi dolorosa post-traumatica (o sindrome algo-distrofica);
— rigidità articolare della caviglia, del ginocchio;
— infine complicazioni proprie del trattamento.

3° Il trattamento.
Esso mira ad ottenere un risultato anatomico soddisfacente da cui dipende il risultato funzionale. Esso comporta:
• Una riduzione d'urgenza, sotto anestesia generale, che deve essere la più perfetta possibile.
• Una contenzione che si rifa secondo i casi a:
— un gesso cruro-pedidio se la riduzione è stabile (fratture trasversali);
— un'osteosintesi (viti, inchiodamento centro-midollare, fissatore esterno, placca fissata con viti) se la riduzione non è stabile (frattura spiroide) seguita da gesso.
• Una rieducazione muscolare del quadricipite deve essere iniziata molto presto con bastoni canadesi e divieto assoluto di carico.
Generalmente dopo il 45" giorno si libera il ginocchio e lo si rieduca.
Dopo la rimozione definitiva del gesso si esegue la rieducazione del collo del
piede.
• Un trattamento anticoagulante può essere indicato se il rischio di flebite è grave.

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