Per tale motivo la guarigione di una ferita chirurgica è in genere più rapida e sicura di una ferita traumatica. Esistono tuttavia alcune possibili complicanze. Queste sono:
– deiscenza della ferita: consiste nella riapertura della ferita cutanea a causa della mancata cicatrizzazione, appena tolti i punti di sutura. In genere è dovuta a ritardo di cicatrizzazione per iponutrizione del paziente o ischemia dei tessuti. Quando la deiscenza interessa tutti i piani della parete addominale (cute, sottocute, fascia, peritoneo) si realizza la condizione detta eventrazione in cui si può avere la fuoriuscita delle anse intestinali. In questo caso le anse debbono essere prontamente coperte con garze sterili e il paziente trasportato d’urgenza in sala operatoria. L’eventrazione deve essere trattata con una nuova sutura di tutti i piani della parete addominale in anestesia generale, dopo aver opportunamente preparato le labbra della ferita (recentazione).
-Ematoma: è dovuto nella maggior parte dei casi ad un’emostasi poco accurata, altre volte ad un difetto di coagulazione del sangue del paziente. In questi casi la raccolta di sangue deve essere prontamente svuotata e la sua causa eliminata (emostasi, correzione dell’ipocoagulabilità) per evitare il riformarsi della complicanza.
– Liponecrosi.:In soggetti particolarmente grassi la ferita chirurgica può guarire per seconda intenzione a causa della necrosi del tessuto grasso sottocutaneo, con la formazione sotto la pelle di una cavità ripiena di liquido, che dovrà lentamente riempirsi di tessuto di granulazione. Il prodotto della liponecrosi deve essere evacuato facendo saltare precocemente alcuni punti di sutura nella zona più declive della ferita. Sia nel caso dell’ematoma che in quello della liponecrosi, scrupolosa attenzione dovrà essere posta per evitare l’infezione.
– Infezione: la ferita chirurgica è quasi sempre più profonda di una ferita traumatica, poiché serve di accesso ad organi posti lontano dal piano cutaneo. Può perciò infettarsi, oltre che con germi che provengono dall’esterno, anche con materiale infetto di provenienza dall’interno dell’organismo. Ricordiamo ad es. l’infezione della laparotomia (laparotomia = apertura della parete addominale) dovuta a germi provenienti dal cavo peritoneale (peritonite, interventi sull’intestino, soprattutto sul colon, con spandimento di materiale fecale, ecc.).
A volte la ferita chirurgica si trova vicino ad un ano artificiale(Nei tumori del colon ). Ciò può essere causa di inquinamento della ferita da parte delle feci.[the_ad id=”528″]
Anche il personale sanitario (medici ed infermieri) può essere causa involontaria di infezione di una ferita chirurgica. Ciò avviene soprattutto quando le medicazioni della ferita stessa non sono fatte con assoluta asepsi (asepsi = mancanza di contaminazione).
In pratica la medicazione di una ferita chirurgica non andrebbe toccata, salvo casi particolari, nei primi due-tre giorni dell’intervento. Dopo questo tempo il rischio di infezione dall’esterno è sensibilmente ridotto e la ferita può essere lasciata tranquillamente scoperta. Tutte le manovre che si compiono sulla ferita devono essere attuate mediante strumenti steriU, senza toccare per nessun motivo la zona della ferita con le mani nude. Attenzione deve esser posta affinché le pinze che si usano non urtino o sfiorino oggetti non sterili. Dopo l’uso le pinze devono essere riposte in un recipiente contenente soluzioni germicide, senza toccare con questa manovra i bordi del recipiente. La parte dello strumento (pinza) che si impugna deve rimanere sporgente dal recipiente per poter riafferrare lo strumento senza bagnarsi nel liquido germicida e contaminarlo.