le infiammazioni e i traumatismi del seno

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Traumatismi del seno:

Distinguiamo contusioni e ferite. Le contusioni, data la posizione dell’organo sono frequenti e dolorose. Possono dare luogo ad ecchimosi o ad ematomi. Per quanto riguarda questi ultimi, possono essere sottocutanei, intraghiandolari, retromammari. La diagnosi si basa sul dato anamnestico del trauma pregresso e sulla eventuale fluttuazione. La puntura esplorativa può’ dare esito a lquido ematico.
Un trauma può provocare, soprattutto nei soggetti anziani ed obesi, un focolaio di necrosi colliquativa ad evoluzione lenta, a carico del tessuto adiposo (liponecrosi o steatonecrosi). Alla necrosi segue la proliferazione di cellule connettivali con il duplice scopo di smaltire i prodotti del disfacimento grassoso e condurre alla riparazione cicatriziale.
Clinicamente la lesione si presenta come un nodulo duro a lento accrescimento, adeso alla cute, con l’ingrossamento delle linfoghiandole ascellari dello stesso lato per cui è facile l’equivoco con il carcinoma mammario.
Molto spesso si presenta la situazione opposta: una paziente con carcinoma della mammella afferma di aver notato la presenza della massa dopo aver subito un trauma. La storia in questo caso può confondere la situazione e ritardare la diagnosi di neoplasia.
Le ferite della mammella non presentano caratteristiche tali da differenziarle dalle ferite di altri distretti cutanei, salvo il caso in cui la lesione interessi i dotti galattofori per cui può aversi, in puerperio, scolo di latte dalla ferita e formazione di fistola lattea che tende alla guarigione spontanea col termine dell’allattamento.

Processi infiammatori

I processi infiammatori della mammella prendono il nome di mastiti e si distinguono in mastiti acute e mastiti croniche.
Mastiti acute: i processi infiammatori acuti della mammella sono in stretta relazione con l’attività funzionale della ghiandola per cui si verificano, nella quasi totalità dei casi, in tre periodi di vita: alla nascita, alla pubertà e durante l’allattamento. Si parla rispettivamente di mastite dei neonati, mastite puberale e mastite puerperale.
a) mastite dei neonati: abbiamo già accennato a questa forma, dovuta all’immissione in circolo di ormoni di origine materna. Il capezzolo si presenta duro, turgido e la cute circostante è arrossata. Regredisce di solito in breve tempo, spontaneamente. In alcuni casi può evolvere verso la suppurazione e formare un ascesso con distruzione della ghiandola.
b) mastite puberale: può comparire anche nel sesso maschile e si presenta come una tumefazione dolorosa della ghiandola con secrezione sierosa dal capezzolo. Raramente va incontro a suppurazione.

c)mastite acuta, suppurativa o mastite puerperale: è la forma più frequente che compare solitamente durante l’allattamento, specie nelle primipare (50% dei casi) e in genere nel primo mese dopo il parto. Nella maggior parte dei casi è sostenuta dallo stafilococco aureo. La via di penetrazione e di propagazione dei germi è rappresentata dai dotti galattofori (infezione ascendente) con successiva rapida moltiplicazione nel latte, ottimo terreno di cultura, ed è favorita dalla presenza di ragadi del capezzolo. Si possono avere tutti gli stadi della flogosi, dall’infiammazione dei dotti galattofori (galat-toforite) fino alla raccolta ascessuale. La formazione di ascessi era più frequente in era preantibiotica. Gh ascessi possono essere unici o multipli (questi talvolta confluiscono in ascessi pluriconcamerati). Gli ascessi si fanno strada solitamente verso il sottocutaneo, ma in caso di localizzazione profonda possono aprirsi nello spazio retromammario (ascesso retro-mammario).
Inizialmente la mammella diviene dolente alla pressione ed alla suzione con febbre intermittente spesso preceduta da brivido. Successivamente compare una tumefazione circoscritta che, affiorando sotto la pelle, assume carattere fluttuante. Nelle localizzazioni profonde è più difficile una delimitazione palpatoria. Nel latte compare precocemente un essudato purulento, ben evidenziabile spremendo qualche goccia di latte su una garza ove forma una chiazza giallastra (prova di Budin), oppure osservando al microscopio la presenza nel latte di granulociti a tappeto.
Le mastiti acute evolvono spontaneamente verso la raccolta ascessuale, ma con terapia antibiotica iniziata precocemente possono arrestarsi allo stadio della galattoforite e regredire. Si possono cosi evitare la formazione di ascessi e le ampie incisioni di drenaggio. Se si sviluppa egualmente un ascesso si può tentare, nelle fasi iniziali, di aspirarne il contenuto, iniettando successivamente soluzioni antibiotiche (lo stafilococco in genere è molto sensibile alla penicillina).
È ovviamente necessario interrompere l’allattamento. Un tempo si procedeva alla soppressione della lattazione con trattamento ormonico. Attualmente se si ritiene che la lattazione debba continuare, il bambino è allontanato temporaneamente dal seno e il latte aspirato con il tiralatte fino a che il trattamento antibiotico per via generale non abbia fatto regredire il processo infiammatorio. Un ascesso stabilizzato va inciso e drenato.
Mastiti croniche: le mastiti croniche vanno distinte in mastiti croniche aspecifiche e specifiche. Le mastiti croniche aspecifiche rappresentano l’evoluzione di una forma acuta o l’esito di un’infezione attenuata fin dall’inizio.[the_ad id=”530″]

Distinguiamo:
a) mastite cronica ascessuale: la cronicità della lesione permette una netta demarcazione dell’ascesso che nonostante il denso guscio fibroso che la circonda si mantiene in attività piogeni-ca. È caratterizzata da una tumefazione a lento sviluppo, poco o affatto dolente, a limiti indistinti, molto spesso accompagnata da hnfo-patia ascellare omolaterale. La febbre è assente o ha un andamento capriccioso. Talvolta mancano i precedenti dell’allattamento e del puerperio (infezione ematogena). Può aversi scolo di pus dal capezzolo, specie con la spremitura.
b) galattocele: in alcune occasioni un dotto galattoforo si occlude con sviluppo all’interno della ghiandola, di una pseudocisti contenente latte. Se interviene l’infezione si ha la formazione di un ascesso contenente latte e pus. Clinicamente compare una tumefazione a lento sviluppo poco o non dolente, liscia tondeggiante, spesso fluttuante. Può evolvere verso forme ascessuali acute.
c) mastite periduttale: è un’infezione da piogeni nell’area dei dotti galattofori. In questa sede il processo suppurativo può condurre alla formazione di un ascesso iuxta areolare che si apre alla cute lasciando una fistola che comunica con i dotti galattofori. La suppurazione tende a perpetuarsi e l’ascesso assume carattere recidivante.
d) Mastiti croniche specifiche: le infezioni specifiche della mammella sono rappresentate dalla mastite tubercolare e da quella luetica. Entrambe le affezioni sono divenute molto rare e rivestono scarsa importanza clinica.
Terapia delle mastiti croniche: nel galattocele e nella mastite cronica ascessuale la terapia è chirurgica e consiste nell’asportazione della sacca purulenta. Nella mastite periduttale, attraverso un’incisione periareolare si asportano in blocco i dotti galattofori e la sclerosi che li ingloba. Nelle mastiti specifiche la terapia è medica.

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