La diagnosi dell’ iperparatiroidismo secondario

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La diagnosi  di iperparatiroidismo risulta spesso difficile e si basa sull’analisi del quadro bio-umorale ed indagini strumentali.

Nell’articolo precedente abbiamo visto alcuni aspetti delle iperparatiroiditi e la clinica che le contraddistingue e in questo articolo invece cercheremo di individuare e riassumere le principali metodi diagnostici diretti e differenziali.

Gli esami di laboratorio per la diagnosi dell’ iperparatiroidimo consistono in:

  • Dosaggio del PTH che rappresenta un indice fedele della secrezione paratiroidea.
  • Calcemia totale ionizzata che rappresenta il dato biologico più importante per la diagnosi di iperparatiroidismo secondario.
  • Fosforemia
  • Magnesemia
  •  Cloremia: è aumentata in molti casi di IPT primitivo.
  • Fosfatasi alcalina: è di solito aumentata poiché esiste un rimaneggiamento dell’osso ad opera degli osteoclasti stimolati dal paratormone.

Accanto a queste indagini,  si è affermata la biopsia ossea della cresta iliaca che evidenzia le alterazioni strutturali dell’osso in corso di IPT e, con l’aiuto dell’istologia ultrastrutturale, in molti casi permette la diagnosi differenziale tra IPT primitivo e secondario.

Indagini strumentali

Sono fondamentali nel confermare il sospetto diagnostico avanzato dai dati di laboratorio e nel definire la sede della lesione  iperfunzionante.
Quelle attualmente in uso sono:
1) Radiologia tradizionale
2) Ecotomografia
3) Scintigrafia
4) Tomografia assiale computerizzata
5) Arteriografia selettiva
6) Arteriografia digitale
7) Flebografia con prelievo venoso selettivo
1) L’indagine radiologica tradizionale, ad esempio con una semplice radiografia diretta dell’addome, può dimostrare calcificazioni del pancreas , del rene o delle vie escretrici (nefrocalcinosi, nefrolitiasi) che sono tipiche dell’IPT primitivo.
Lo studio radiografico dell’apparato scheletrico può evidenziare una osteoporosi diffusa, la presenza di eventuali cisti ossee o aspetti radiologici tipici (zone di riassorbimento osseo) a carico delle falangi distali, degli alveoli dentari, del cranio, ecc.Queste lesioni sono spesso dolorose e possono condurre anche a fratture patologiche.
2) L’ecotomografia è consigliabile per la non invasività e per la possibile ripetitività di esecuzione. Il continuo perfezionamento delle apparecchiature permetterà di ottenere risultati migliori degli attuali, ancora modesti.
3) La scintigrafia permette una accuratezza diagnostica molto elevata in mani molto esperte con la tecnica della «sottrazione d’immagine» e l’analisi computerizzata.
4) La TAC ha una percentuale di positivià che si aggira attualmente attorno al 70-85% ma è destinata a migliorare in un prossimo futuro.
5) Si ritiene che l’arteriografia selettiva  debba essere riservata oggi ai soli casi di IPT recidivante e/o nelle forme ectopiche .Meno rischiosa di questa è l’arteriografia digitale ma i risultati sono ancora incerti per la scarsa esperienza.

6) La flebografia tiroidea con prelievo venoso permette di prelevare campioni di sangue a livello delle vene del collo attraverso un catetere. Su questi prelievi viene effettuato il dosaggio del PTH e si ottiene in tal modo una mappa di valori, orientativa per sede e natura del la lesione iperfunzionante.

Trattamento degli iperparatiroidismi
Il trattamento dell’IPT è in genere chirurgico, in casi particolari (forma secondaria) possono essere adottate misure mediche. Ad esempio, il trattamento medico dell’IPT secondario ad insufficienza renale cronica si avvale di:
– Riduzione dell’introito alimentare di fosfati Somministrazione di derivati attivi della vitamina D (non attivata da un rene insufficiente) Un apporto calcico supplementare Somministrazione di calcitonina Correzione dello stato di acidosi.
Con un simile trattamento, che va attuato per lungo tempo e sotto continua sorveglianza medica, si ottiene generalmente la regressione della sintomatologia clinica, in particolare quella ossea. Quando peraltro non si riesca con la terapia medica a mantenere il prodotto calcio-fosforo al di sotto di 70-80 mg/100 mi può trovare indicazio-ae la paratiroidectomia sub-totale o totale, poiché un ulteriore aumento dello stesso prodotto esporrebbe il malato ad un gravissimo quadro di calcificazione globale delle parti molli nonché ad un peggioramento della situazione renale.
Le indicazioni all’intervento per IPT secondario sono pertanto rappresentate da:

insuccesso della terapia medica

Iperfosforemia persistente elevata

Calcificazioni metastatiche vascolari diffuse

Prurito intrattabile
Fratture spontanee
Il trattamento chirurgico dell’IPT primitivo ha come indicazioni: L’IPT conclamato L’IPT acuto
L’IPT persistente o recidivante

L’IPT manifesto in corso di sindromi poliendocrine. Attraverso una cervicotomia, bisogna cercare meticolosamente la causa dell’iperincrezione ormonale ed ottenere una conferma istologica al congelatore della/e lesione/i.

A volte, oltre alla cervicotomia, è necessario praticare anche una sternotomia mediana allo scopo di ricercare una lesione ectopica (mediastinica) se la ricerca al collo è stata infruttuosa.
L’asportazione chirurgica dell’adenoma o dell’iperplasia paratiroidea fa generalmente regredìre la sintomatologia generale e il bilancio calcio-fosforo si normalizza in pochi giorni.La prognosi dell’iperparatiroidismo è legata all’entità del danno renale,alla natura istologica del tumore .

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