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le foto di ustioni con i relativi gradi di gravità.

L'ustione rappresenta la lesione prodotta sui tessuti dall'azione di corpi ad alta temperatura o da determinate sostanze chimiche ad azione caustica(che bruciano).

 

Le modalità dell'ustione sono fondamentalmente due:

1) Calore trasmesso per irradiazione,senza che vi sia il contatto diretto di una parte dell'organismo con la sostanza che provoca l'ustione.

2)Il contatto diretto,talora addirittura l'adesione del liquido o del corpo ustionante con una zona dell'organismo.

Nel primo caso gli agenti ustionanti sono in genere rappresentati dai raggi solari,da una vampata di fuoco o di vapore surriscaldato o di altro gas ad alta temperatura.E' ovvio che queste scottature determinano una ustione di modesta entità in quanto la persona si accorge del caldo e si allontana dalla fonte di calore in modo repentino.

Nel secondo caso, invece, le sostanze ustionanti sono costituite da liquidi bollenti (acqua, olio ecc.; è da notare che l'acqua salata ha la proprietà di ustionare in maniera più grave dell'acqua semplice) o infiammabili (alcool, benzina ecc.), che abbiano preso fuoco, oppure da corpi solidi che si trovino ad alta temperatura, allo stato di incandescenza o di fusione (acciaio, ghisa, ferro ecc). Questi ultimi, a differenza dei liquidi, che possono spandersi lungo la superficie corporea, ustionano soltanto la zona con la quale sono venuti a contatto: ne consegue che, salvo casi particolari, l'ustione è poco estesa, ma molto profonda (talora giunge anche alle ossa) e in rapporto naturalmente con la temperatura del corpo ustionante.
Dobbiamo ora mettere in rilievo il fatto che non tutte le parti del corpo sono ugualmente sensibili all'azione lesiva del calore. Infatti, mentre alcune zone di epidermide, fornite di calli, cioè di uno strato corneo particolarmente inspessito, sono in grado di sopportare temperature magari anche di 60-70 °C senza subire alcuna lesione, altre zone di epidermide più delicate, fornite cioè di uno strato corneo molto meno sviluppato (come l'epidermide del volto o del tronco), sono ustionate dalle stesse temperature.
Vario è il grado delle ustioni: esse vengono ormai classicamente distinte, proprio in base alla entità delle lesioni riscontrate, in tre gradi: primo, secondo e terzo.

I vari gradi delle ustioni

Ustioni di primo grado .

Sono le meno gravi e sono caratterizzate da un semplice arrossamento (eritema) della parte ustionata, che si presenta anche più o meno gonfia, tumefatta, e dà una sensazione viva di bruciore. Un tipico esempio di ustione di primo grado è costituito dal vivo rossore della cute dopo un'esposizione eccessivamente prolungata al sole del mare o d'alta montagna. Il bruciore, particolarmente fastidioso nella notte successiva all'esposizione solare, si attenua gradatamente nei giorni che seguono, finché viene sostituito da un imbrunimento della cute, il cui strato corneo si desquama in numerose e piccole lamelle (del tipo di quelle della forfora), che vengono poi eliminate. Se l'ustione viene frequentemente ripetuta, l'imbrunimento della pelle 

può restare permanente. Un esempio caratteristico in questo senso è rappresentato dall'imbruni-mento della cute del torace e dell'addome negli individui, specialmente anziani, che sono soliti durante la stagione invernale applicare in queste regioni la borsa dell'acqua calda.


Ustioni di secondo grado - Sono le ustioni di gravità media; provocano in un primo tempo un arrossamento vivissimo della zona colpita, che si presenta con tumefazione e dolore bruciante, talora insopportabile. Inoltre, pochi minuti o anche qualche ora dopo l'ustione, compaiono le vescicole o bolle o flittene, che sono il segno dell'essudazione del plasma sanguigno e che rappresentano il sintomo caratteristico di tale tipo di ustione. Queste bolle, che possono formarsi tra i vari strati dell'epidermide (bolle superficiali) oppure tra l'epidermide ed il derma sottostante (bolle profonde), contengono un liquido limpido, chiaro, a carattere sieroso, che fuoriesce facilmente, sia che esse si aprano spontaneamente sia che vengano aperte. Si evidenzia allora lo strato superficiale del derma (o corion), di colorito rosso vivo, sensibilissimo, molto dolente: esso diventa facile preda dei germi della suppurazione. Per questo motivo è dunque opportuno che vengano prese adatte precauzioni in modo da poter disinfettare e proteggere la ferita.
Nelle ustioni di secondo grado, sopra l'epidermide che inizia la rigenerazione delle cellule ustionate, si forma di solito una crosta bruna-stra; allorché tutto il derma è nuovamente ricoperto, la crosta cade in breve tempo: la cute nuova si fa perfettamente identica a quella circostante, con completa « restitutio ad integrum » (senza cioè che persistano tracce della lesione subita). Il dolore bruciante dura comunque 5-6 giorni.
Ustioni di terzo grado - Sono le più gravi in quanto hanno come conseguenza la necrosi dei tessuti viventi, con successiva formazione di placche nerastre (escare) di tessuto devitalizzato. La distruzione dei tessuti può estendersi in profondità fino alle ossa o ai visceri, così da provocare la carbonizzazione di una parte (ad esempio un arto) o di tutto il corpo. Classico è, a questo riguardo, l'esempio di un ubriaco che, senza accorgersi, date le sue condizioni di insensibilità, si addormenta e cade in vicinanza di una stufa accesa o di un braciere, venendo completamente carbonizzato.
Il tessuto distrutto dall'ustione può andare incontro a gangrena secca, se è stato violentemente disidratato (privato di acqua) dal corpo ustionante: si presenta allora di solito molto duro e di colorito nerastro; oppure può andare incontro a gangrena umida, se non vi è stata disidratazione (come nel caso di ustioni da vapor acqueo surriscaldato): in tal caso si presenta molle e di aspetto biancastro. Se non è sopravvenuta la morte della persona ustionata, la parte di tessuti in gangrena viene eliminata dalla formazione di una cicatrice che si inizia dal tessuto sano circostante. Queste cicatrici, che spesso sono molto lente a completarsi, si presentano sporgenti in quanto ipertrofiche (esageratamente sviluppate); inoltre, possono andare incontro a retrazione, causando deformazioni, gravi limitazioni ai movimenti e in certe regioni gravi alterazioni dell' estetica (specie sulla faccia e sul collo), oppure dare origine a cancri della cute ad evoluzione particolarmente maligna.

Terapia delle ustioni :

Quando ci si trova di fronte a un'ustione, di qualunque grado essa sia, i provvedimenti terapeutici da prendere devono mirare principalmente a ottenere i seguenti risultati:
— lenire i dolori locali, che talora sono veramente insopportabili;
— impedire l'insorgere nella zona ustionata di infezioni, che in un secondo tempo potrebbero generalizzarsi;
— cercare di prevenire il verificarsi di gravi complicazioni generali (lo shock, il blocco renale, la setticemia ecc.);
— cercare di facilitare la guarigione dell'ustione, in modo che di essa resti il minor numero possibile di tracce e che le cicatrici, eventualmente formatesi, non siano deformanti o comunque non ostacolino in misura rilevante i movimenti delle parti colpite.
Consideriamo ora i provvedimenti più immediati da prendere, secondo il diverso tipo di ustione.
Primo grado: sono le ustioni che più frequentemente si riscontrano nella pratica quotidiana; lo scopo principale deve essere quello di porre rimedio allo stato di vasodilatazione della zona colpita e di abolirne il bruciore intenso. Ciò si può ottenere mediante un'applicazione immediata e tempestiva di freddo sulla parte ustionata: il freddo, determinando una brusca vasocostrizione che si oppone alla vasodilatazione provocata dall'ustione, diminuisce nettamente il rosso intenso, ostacola l'essudazione del plasma sanguigno, riducendo la tumefazione che si viene formando subito dopo l'ustione, e infine ha la proprietà molto importante di diminuire considere-\olmente il bruciore, che è senza dubbio il sintomo più fastidioso di tutte le ustioni. Si può raffreddare la parte ustionata applicando pezzuole bagnate in acqua fredda o, meglio, in acqua vegeto-minerale, oppure usando una borsa ripiena di ghiaccio; talvolta viene addirittura immersa la parte ustionata in un bagno di acqua fredda. L'effetto di sollievo indotto dal freddo è molto gradito all'ustionato, in quanto pressoché immediato, però non è duraturo.
Un effetto di lenimento un po' più duraturo si ottiene applicando sulla parte lesa un sottile strato di una pomata grassa (di vaselina o di lanolina), magari associata con qualche sostanza 

ad azione anestetica (cioè che toglie il dolore).
Come completamento può essere usata anche una pomata a base di cortisone e antibiotici.
Secondo grado: sono ustioni caratterizzate, come si è già detto, dalla presenza delle bolle o flittene.
È importante a questo riguardo fare una distinzione fra bolle chiuse e bolle aperte.
Nel caso che le bolle presenti nella sede della ustione siano chiuse e non siano tanto tese da minacciare di rompersi, si deve disinfettare leggermente la parte con etere; si spalma quindi su tutta la zona colpita una pomata di sulfamidici o di antibiotici, oppure si può cospargere la stessa zona con una polvere di antibiotici, allo scopo di prevenire l'insorgenza di infezioni, non appena la cute si rompa. I poteri di difesa dei tessuti ustionati, infatti, sono notevolmente minori di quelli dei tessuti normali e quindi è particolarmente elevata la possibilità d'attecchimento dei germi patogeni in questa sede.
Se però le bolle sono molto tese, in genere si consiglia di pungerle alla base, allo scopo di farne fuoruscire il liquido, che trovandosi sotto pressione, tende ad allontanare l'epidermide dal derma sottostante e ostacola così i processi di rigenerazione dell'epidermide stessa. Dopo la puntura, l'epidermide torna ad adagiarsi sul derma.
Nel caso che le bolle si siano aperte spontaneamente, maggiori dovranno essere le cure per impedire che l'ustione vada incontro a infezioni. In questo caso si disinfetterà prima tutta la cute circostante con etere o con alcool, badando bene che il disinfettante non arrivi a toccare il derma scoperto (insorgerebbe così un vivo dolore e la parte s'infiammerebbe ulteriormente, aggravando la lesione già presente). Vanno inoltre asportati i lembi di epidermide già devitalizzati, mentre va accuratamente lavato con acqua ossigenata o con acqua salata bollita o con acqua borica (cioè con i soliti disinfettanti leggeri, non irritanti) il derma sottostante, su cui si dovrà applicare, per proteggerlo da agenti nocivi, della garza impregnata di qualche pomata grassa (vaselina, ad esempio) o di qualche pomata antibiotica (alla penicillina, ad esempio) oppure di qualche polvere sulfamidico--antibiotica, che oltre all'azione sterilizzante ha anche la proprietà di assorbire i liquidi essudati dalla piaga.
Una volta effettuata la medicazione, essa va lasciata in sede per almeno 3-4 giorni, allo scopo di non turbare, con i traumi di frequenti medicazioni, il processo di guarigione, che deve procedere quanto più regolarmente possibile.
Terzo grado: la medicazione viene sostanzialmente fatta nella stessa maniera di quella di secondo grado, però dovranno essere eliminate alcune parti di tessuto devitalizzato dall'ustione; spesso si praticano dei trapianti di pelle, prelevata da altre regioni del corpo.
Quando le ustioni hanno sede in prossimità di un'articolazione, per impedire la formazione di cicatrici retraenti, che potrebbero limitare notevolmente le capacità funzionali dell'arto, è necessario fissare l'arto in flessione nel caso di un'ustione che si trovi sulla superficie estensoria, mentre nel caso di un'ustione che si trovi sulla parte flessoria dell'arto stesso (cioè, per esempio, nella zona posteriore del ginocchio, o nella regione della piega del gomito), è consigliabile fissarlo in estensione.

Un'altra precauzione da prendere nelle ustioni di una certa entità, specie in quelle di terzo grado, è quella di praticare l'iniezione antitetanica a scopo profilattico.
« Grande ustionato »: molto più complessi sono i provvedimenti da prendere per curare il cosiddetto « grande ustionato », in cui la superficie corporea è interessata all'ustione almeno nella misura del 15-20%. In questi casi soltanto il medico, in ambiente ospedaliero, può cercare di salvare l'ammalato dai pericoli dello shock, del blocco renale, delle complicazioni infettive ecc.