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Col termine generico di lussazione congenita dell'anca si intendono definire le alterazioni dei rapporti, della forma e della funzione dei componenti articolari dell'anca: la testa del femore ed il cotile о acetabolo, incavatura scodelliforme del bacino che serve ad accogliere la testa femorale con la quale forma uno

« snodo » meccanicamente perfetto. Tali alterazioni sono congenite cioè si verificano nel periodo embrionario per un arresto od un errore di sviluppo dell'abbozzo che deve costituire l'anca e sono ereditarie, si ripetono cioè in diversi discendenti dello stesso ceppo familiare. La lussazione congenita dell'anca, prima per frequenza fra tutte le malformazioni (73%), rappresenta ancor oggi in Italia, nella sua manifestazione primitiva e con i suoi esiti, il 30% di tutte le malattie ortopediche. Per quanto riguarda la frequenza e la distribuzione geografica, della displasia (malformazione) congenita dell'anca, l'Italia è uno dei paesi in cui la malattia si manifesta più frequentemente presentando una percentuale di incidenza che viene valutata intomo al 5%o; in altre parole su una popolazione di 50 milioni di abitanti i lussati d'anca sarebbero circa 250 000. Esistono delle differenze regionali legate alla ereditarietà della malformazione che risulta netta mente più frequente nell'Emilia, Marche, Lombardia e in genere in tutto il Nord-Italia, ove pre domina la razza alpina. È molto più frequequente nella donna che nell'uomo con un rapporto di 5:1; molto spesso interessa entrambe le anche. La lussazione congenita dell'anca è malattia sociale di grandissima importanza la cui evoluzione quando non venga precocemente diagnosticata ed opportunamente curata, può portare ad altera zioni di forma e di funzione tanto gravi da sot trarre definitivamente l'individuo colpito ad una normale integrazione sociale. Per lussazione con genita dell'anca si intende una perdita dei normali  rapporti fra testa del femore e cotile, dovuta ad un complesso di anomalie di sviluppo e di сonformazione dei componenti articolari. Esistono vari gradi di incongruenza dei capi articolari per cui, a seconda dell'età del paziente e dell'entità della dislocazione, si parla di « prelussazione », « sublussazione », « lussazione franca » e « lussazione inveterata ».
Prima che il bambino inizi la stazione eretta e quindi il carico diretto sulle anche il complesso di anomalie di rapporto fra testa del femore e cotile prende il nome di prelussazione; esistono cioè i presupposti perché l'anca si lussi, perché la testa del femore perda completamente ogni rapporto col suo cotile; ciò succederà appena il bambino comincia a camminare e si avrà il quadro della lussazione vera e propria. Da tutto ciò appare subito evidente l'enorme importanza di poter diagnosticare un'eventuale malformazione congenita delle anche nei primissimi mesi di vita onde poterla curare evitando che diventi una lussazione vera e propria. Una prelussazione diagnosticata e curata nei primi 3-4 mesi di vita, nella quasi totalità dei casi va verso una guarigione perfetta in uno spazio di tempo relativamente breve. Una lussazione dell'anca diagnosticata dopo l'anno di età, quando il bambino ha già camminato, richiede delle cure molto più impegnative (trazioni, gessi, interventi chirurgici) più lunghe e con risultati non sempre eccellenti. La diagnosi di prelussazione dell'anca è una diagnosi facile basata su dati clinici e radiografici sicuri ed apprezzabili fin dai primi giorni о al massimo dalle prime settimane di vita.
Clinicamente i segni che possono mettere il sospetto di una displasia dell'anca sono molteplici; i più importanti e i più sicuri al fine diagnostico sono rappresentati dalla difficoltà di allargare gli arti inferiori del bambino mantenendo le anche e le ginocchia flesse e dalla eventuale sensazione di scatto che si può avvertire a livello dell'anca mentre si compie la manovra suddetta (segno dello scatto di Ortolani) dovuto all'improvviso e momentaneo rientro della testa del femore nella sua cavità naturale. Nel quadro radiografico l'estremità superiore del femore, che non è ancora ossificata, può apparire più о meno risalita e discosta dal bacino, mentre la porzione superiore del cotile (tetto) appare nettamente sfuggente e meno sviluppata che dal lato sano (vedi fig. 1).
Quando è già comparsa la testa del femore (dai 3 ai 5 mesi) questa apparirà più piccola, risalita e discosta con tendenza a sfuggire dal suo naturale alloggiamento. Per sfatare una credenza che si è fatta strada in larghi strati sociali ed anche purtroppo in qualche ambiente parasanitario, teniamo a sottolineare :
a) che una diagnosi radiografica di lussazione d'anca è possibile già a poche settimane di vita ed è « facile » a 3-4 mesi;
b) che un esame radiografico eseguito nei primissimi mesi di vita non provoca nel modo più assoluto alcun danno e quindi non deve ritenersi pericoloso per il bambino, mentre è certamente

schema dimostrante i segni radiografici caratteristici della prelussazione dell'anca

 

 

 

 

 

 

 

più pericoloso ritardare di mesi la diagnosi di una eventuale lussazione.
La cura della prelussazione è incruenta e porta a risultati ottimi nel 95% dei casi quando si attua nei primi mesi di vita. Essa consiste nel mantenere gli arti del bambino aperti e lievemente in-traruotati portando in tal modo l'estremità superiore del femore, che tenderebbe a sfuggire, in perfetta centrazione rispetto al cotile.
Il divaricatore permette alla testa del femore di affondarsi nel suo cotile, di rimodellarsi perfettamente su di esso, come se fosse in uno stampo, e consente nello stesso tempo al tetto del cotile di svilupparsi maggiormente fino a coprire completamente l'epifisi. Se la cura inizia nei primi mesi di vita, sono sufficienti in genere 5-6 mesi di divaricazione per riportare l'anca in condizioni normali e verso l'anno di età il bambino può già iniziare i primi passi come i soggetti normali. Se la displasia dell'anca è modesta e consiste semplicemente in lievi ritardi di sviluppo dei componenti articolari, apprezzabili sul quadro radiografico, può essere sufficiente mantenere allargati gli arti del bambino per qualche tempo con un cuscino triangolare о con semplici braghette di tela dura. Quando invece la testa del femore ha già perso contatto dal suo cotile perché il bambino ha già camminato о perché la malformazione congenita è fin dall'inizio più grave, quando cioè esiste una lussazione vera e propria, bisogna portare la testa nella sua posizione naturale. Ciò diventa un compito non sempre facile sia perché i muscoli si sono accorciati sia perché esistono degli ostacoli, rappresentati dalla capsula strozzata e da altre formazioni accessorie del cotile, alla ricomposizione dei due componenti articolari. La cura può essere incruenta e consiste nell'abbassare la testa mediante trazione continua sull'arto per 15-20 giorni, riduzione della lussazione e successiva immobilizzazione in gesso per 3-4 mesi. Quando ciò non è possibile si deve ricorrere al trattamento chirurgico che permette di rimuovere gli ostacoli alla riduzione e di riporre direttamente la testa nella sua sede. Anche dopo la riduzione chirurgica sono necessari apparecchi gessati e divaricatore per molti mesi. Già verso i 2-3 anni di età la cura della lussazione è difficile perché si sono instaurate gravi alterazioni del cotile e dell'orientamento dell'estremità superiore del femore. La cura chirurgica dopo tale età si attua con diversi successivi interventi portati sia sul femore che sul bacino per ricostruire nel migliore dei modi la meccanica articolare; i risultati sono sempre limitati.
Si parla di lussazione inveterata quando la dislocazione dei capi articolari non è più suscettibile di riduzione incruenta né cruenta e ciò si verifica in linea di massima dopo i 6-8 anni di età. Le teste femorali sono migrate in alto al di sopra e al di dietro dei cotili in mezzo ai muscoli glutei; i femori non sostengono più il bacino e ciò porta a quella deambulazione caratteristica, con notevole oscillazione del tronco ad ogni passo chiamata « deambulazione anserina » perché ricorda il modo di camminare delle oche.
Se la displasia dell'anca non è stata curata perfettamente in tenera età lascia sempre delle alterazioni di formale di rapporto dei capi articolari che saranno responsabili in età adulta dell'insorgenza di fatti artrosici anche gravi.